Don Ciotti ricorda don Mauro Stragiotti: «Noi preti di una Chiesa che sta sulla strada e nelle periferie»
Come era prevedibile, ha catturato l’attenzione di un numero altissimo di persone, il convegno online svoltosi ieri, sabato 27 febbraio, per iniziativa di molteplici soggetti associativi, tra cui Caritas Diocesana e Meic, dal titolo “Don Mauro Stragiotti e i volti della carità”, organizzato per ricordare la figura del sacerdote vercellese morto prematuramente vent’anni fa.
Il convegno, oltre a proporre moltissime testimonianze registrate da parte di chi ebbe modo di conoscere, apprezzare e collaborare con don Mauro, ha consentito ad alcuni relatori di confrontarsi direttamente attorno al tavolo allestito nella sede Caritas di Vercelli.
Ospite d’eccezione dell’evento, il fondatore del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti, che ha partecipato “in presenza” ai lavori del convegno dialogando con l’arcivescovo di Vercelli, mons. Marco Arnolfo, il direttore Caritas, Gianni Brunoro, lo psico-sociologo Eusebio Balocco. Rispondendo alle domande della giornalista del Corriere eusebiano, Ilde Lorenzola, don Ciotti ha rievocato gli anni giovanili, quelli in cui il suo percorso di vita e spirituale e quello di don Stragiotti si intrecciarono sino a portarli ad essere compagni di stanza in seminario: «Ringrazio Dio di aver piegato la mia strada verso quella di don Mauro, un uomo e un sacerdote di un’intelligenza vivace e profonda. Di lui mi colpirono la curiosità e l’umiltà, due caratteristiche che gli consentirono di entrare nella vita e nella carne delle persone cui si dedicò sino alla fine».
Don Ciotti ha messo in relazione l’esperienza umana e sacerdotale di don Stragiotti con i nuovi scenari della Chiesa: «Don Mauro, anticipando il magistero di papa Francesco, comprese come la Chiesa debba andare verso le periferie, debba stare sulla strada. Ecco: è la strada che rende me e don Mauro molto simili. La convinzione che nessuna storia umana, anche la più complicata e terribile, è irreversibile. Tutte le strade sono reversibili. Don Mauro deve rimanere nella nostra memoria e nei nostri cuori non solo perché era un vero credente, ma era anche “credibile”. Abbiamo bisogno di cristiani e sacerdoti credibili…».
(Sul prossimo numero del Corriere eusebiano, in edicola sabato 6 marzo, ampi servizi sul convegno)