Ifi di Santhià: dopo il presidio Fiom e lavoratori attendono risposte

Terranova: «La situazione si fa sempre più pesante. Nessuna risposta dalla proprietà e dal Mise»

Lavoratori davanti all’Ifi di Santhià

Mercoledì scorso la Fiom Cgil è tornata a manifestare davanti alla Iniziative Ferroviarie Italiane (ex Magliola) insieme ai 110 lavoratori da mesi coinvolti in questa crisi aziendale.

«Abbiamo provato a suonare il campanello . spiega Ivan Terranova, segretario generale della Fiom Vercelli Valsesia – ma sembra che non ci sia nessuno all’interno degli stabilimenti. In teoria proprio mercoledì l’azienda avrebbe dovuto comunicare le presenze relative alla Cassa Integrazione Straordinaria ai lavoratori, ma ci ha comunicato che questo sarebbe avvenuto l’indomani; la notizia ci lascia alquanto sorpresi in quanto né le Rsu aziendali né la Fiom hanno la gestione dell’ufficio del personale e non spetta a noi comunicarlo».

Intanto perdura l’emergenza sociale: nessuna erogazione di salario è arrivata ai 110 lavoratori dell’azienda e la situazione sta diventando complicata.

«Nercoledì – prosegue Terranova – abbiamo fatto un presidio davanti ai cancelli per sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e tutta la politica ad intervenire, anche attraverso l’emanazione di decreti, per trovare una soluzione al problema di questi lavoratori, magari uno strumento che possa aiutare anche altre centinaia di lavoratori della nostra provincia che, magari in silenzio, sono nella stessa condizione.

Basterebbe raccogliere i dati all’Inps riguardanti le dimissioni per giusta causa effettuate negli ultimi mesi nella provincia per mancata erogazione del salario per rendersi conto dell’entità del problema, senza dimenticare i nostri uffici dove ogni giorno passano moltissime persone che subiscono la stessa sorte degli operai della IFI di Santhià. Purtroppo nel nostro Paese l’unico strumento a disposizione dei lavoratori per poter uscire da una mancata erogazione del salario e da tutte le difficoltà che ne derivano è la dimissione per “giusta causa”, per poter accedere al

sussidio di Naspi che comunque garantisce un supporto economico non sufficiente a garantire una vita dignitosa, e successivamente a buttarsi in un mercato del lavoro competitivo, flessibile e senza tutele, dovendo il più delle volte adattarsi a condizioni di lavoro pessime per poter tirare a campare.

Tornando alla Ifi, il sindacato attende segnali dalla Regione che, settimaen fa, ha avviato un tavolo negoziale, mentre da una visura camerale si è appreso che l’amministratore delegato di Ifi è cambiato, anche se nessuno l’ha comunicato alle parti sociali e ai lavoratori.

«Pertanto chiediamo che chi di competenza intervenga subito, vista la mancanza di risposte

dell’azienda. Facciamo appello al governo e al Ministero dello sviluppo economico, presso il quale abbiamo inviato richiesta di apertura di Tavolo di crisi, affinché si trovino delle forme di intervento sociale per tutelare i lavoratori e per tutelare questa attività che da oltre 100 anni è una risorsa importante per il territorio».

(Leggi anche il servizio sul Corriere eusebiano in edicola da oggi)