La Regione vara le linee guida per i centri estivi: i requisiti per strutture e animatori
La Giunta regionale ha approvato nel corso della seduta di venerdì, su proposta dell’assessore alle Politiche sociali e alla Famiglia Chiara Caucino, la delibera sulla nuova disciplina per la programmazione e la gestione in sicurezza delle attività dei centri estivi.
“Con il confronto avvenuto nei giorni scorsi con le autonomie locali, gli enti religiosi, il Terzo settore, il mondo cooperativo e le scuole paritarie – afferma Caucino – si è potuta effettuare la necessaria condivisione rispetto alle misure formalizzate nell’atto di oggi. In questo modo rispondiamo alle legittime richieste di Comuni, operatori, famiglie, bambini e ragazzi. Il decreto del Governo stabilisce che non si possa iniziare prima del 15 giugno, ma noi cercheremo di anticipare questa data quanto più possibile”.
Le linee guida che disciplinano il funzionamento del servizio sono divise in tre parti: la prima è dedicata alle indicazioni operative, la seconda alle fattorie didattiche, l’ultima agli accordi di gemellaggio che permetteranno all’organizzatore titolare dei singoli centri estivi di avvalersi dei volontari del Servizio civile universale in affiancamento agli educatori e agli operatori.
“L’inserimento della rete delle fattorie didattiche piemontesi all’interno della delibera – aggiunge l’assessore all’Agricoltura e Cibo, Marco Protopapa – riconosce il ruolo delle nostre aziende agricole anche nella capacità di offrire percorsi educativi ai bambini ma anche a ragazzi, adulti, anziani e alle persone più fragili. Inoltre, in situazione di emergenza sanitaria la fattoria didattica risulta essere un contesto ottimale per le attività che si svolgono all’aperto, nella riduzione dei rischi da contagio. Offriamo alle famiglie un’ulteriore possibilità di scelta nelle attività formative per i loro bambini e al tempo stesso avviciniamo i più giovani alla realtà del nostro mondo agricolo”.
Destinatari del servizio sono i bambini e i ragazzi fra i 3 e i 17 anni. Per la collocazione nel gruppo, farà fede l’età alla data dell’avvio delle attività. Per la fascia 0-3 anni, invece, ad oggi tutte le attività educative sono sospese per effetto del Dpcm del 16 maggio scorso.
“È nostro intendimento – puntualizza Caucino – consentire lo svolgimento delle attività in ogni struttura, immobile o area che disponga dei requisiti di agibilità ai sensi del Dpr n.380/2001, la cui sussistenza dovrà essere dichiarata nella Scia secondo un modello che sarà predisposto dagli uffici regionali. La capacità ricettiva, in linea generale, non potrà superare i 100 posti. Ove la struttura consenta la gestione di numeri maggiori, sarà possibile realizzare più moduli da 100. Cosa molto importante è che deve essere sempre possibile identificare una ‘zona filtro’ per operatori e utenti, per il triage e le operazioni di vestizione e svestizione”.
“Per quanto attiene al personale – prosegue l’assessore – si dovrà prevedere un coordinatore di età non inferiore a 18 anni con esperienza triennale documentata, operatori maggiorenni e personale ausiliario adeguato alle esigenze; in via complementare, potranno essere coinvolti in affiancamento volontari, anche del Servizio civile, e adolescenti di 16-17 anni opportunamente formati”.
Il rapporto fra personale educativo e minori dovrà essere 1:6 per i bambini in età di scuola dell’infanzia, 1:8 per quelli in età 6-11 anni, 1:10 in età 12-17 anni. L’inserimento di minori disabili dovrà essere valutato con i servizi sociali che li seguono; in tal caso, dovrà essere previsto un ulteriore operatore per ogni minore accolto. “Gli operatori professionali o volontari dovranno essere formati – specifica Caucino – sulla prevenzione del Covid-19, sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e sulle misure di igiene e sanificazione. Stiamo valutando con la Sanità la possibilità di uniformare la formazione degli operatori”.
L’accesso alla struttura dovrà essere preceduto da una scheda di pre-triage quotidiana, che raccoglierà le informazioni sullo stato di salute in modo diretto tramite la rilevazione della temperatura e in modo indiretto sulla base delle informazioni riferite tramite questionario. Gli ingressi e le uscite dovranno essere scaglionati almeno di 5-10 minuti e gli orari dovranno essere ampi; in ogni caso, sarà accolto un solo minore alla volta.
Caucino fa anche presente che “un aspetto a cui tengo particolarmente è la sinergia con il Servizio civile. In tal modo, si prevede la possibilità di impiegare gli operatori volontari nello svolgimento delle attività ricreative, affiancando e supportando gli operatori dei centri estivi, senza peraltro sostituirsi a questi ultimi nella realizzazione di compiti che richiedono una specifica qualificazione professionale”.
I pasti verranno consegnati dal personale in servizio. Dovrà essere sempre garantita la distanza di sicurezza tra i minori e, ove non fosse possibile, l’accesso alla mensa dovrà essere consentito in modo separato per gruppi e organizzato per turni. È possibile la consumazione del pasto all’aperto, qualora gli spazi lo permettano, garantendo la distanza interpersonale di sicurezza e rispettando la divisione dei gruppi. Al termine del pasto si dovrà provvedere alla raccolta degli avanzi, di piatti, bicchieri, posate e gettarli negli appositi contenitori e provvedere alla disinfezione dei tavoli e dei piani di appoggio utilizzati.
Aspetto rilevante del protocollo sanitario è il fatto che dai 3 ai 6 anni non sia consigliabile l’uso delle mascherine; dopo i 6 anni è opportuno utilizzarle, anche nella versione di comunità, ad eccezione dei momenti di attività ludico-motoria, durante i quali va comunque sempre assicurato e mantenuto il distanziamento; quest’ultima indicazione è da ritenersi valida nelle more di uno studio di approfondimento scientifico, attualmente in corso.
Infine, si individua una stretta collaborazione con i Centri per le famiglie piemontesi, da ritenersi “partner privilegiati all’interno delle reti di progettazione che localmente saranno attivate dai Comuni, per la realizzazione di azioni ed interventi” e si considera la possibile costituzione di tavoli/gruppi di progettazione, coordinamento e monitoraggio delle azioni e degli interventi previsti nelle linee guida a cura dei Comuni, con il coinvolgimento degli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali, degli organismi del Terzo settore e degli enti di culto, oppure la creazione di tavoli a valenza sovra-zonale. Eventuali protocolli di sicurezza con le Asl competenti potranno essere definiti localmente.
La governance sarà attuata tramite monitoraggio effettuato da un comitato di valutazione formato da funzionari regionali, dalle Autonomie Locali e dagli Enti Gestori.
“L’atto d’indirizzo – dichiarano Caucino e Protopapa – favorisce la diffusa attivazione dei centri estivi anche con il valore aggiunto del servizio civile volontario e con l’inserimento della rete delle fattorie didattiche, che in Piemonte sono circa 300”. Nello specifico, si sottolinea l’opportunità di poter attuare e favorire politiche che facilitino il raggiungimento da parte dei bambini e dei ragazzi delle fattorie didattiche. Infatti le aziende agricole, situate generalmente fuori dai centri abitati, non sempre sono facilmente raggiungibili; occorre, quindi, che le autonomie locali, in sinergia con le organizzazioni di categoria, favoriscano tali collegamenti.
In conclusione, l’assessore Caucino si dichiara “molto soddisfatta: abbiamo fatto tesoro di alcuni spunti che ci sono stati offerti dagli interlocutori che hanno preso parte ai tavoli di confronto dei giorni scorsi, che sono stati integrati nel documento, poiché rappresentavano un valore aggiunto in termini di chiarezza. Ritengo attraverso queste linee guida si sia provveduto a dotare il nostro territorio di uno strumento semplice e fruibile che consentirà l’apertura di centri estivi che siano davvero a misura delle esigenze dei nostri cittadini piemontesi”.