Migranti: ecco cosa dicono i numeri. Presentato a Vercelli il 31º rapporto sui flussi internazionali

Il tavolo dei relatori (foto R. Giardina)

«Il numero di migranti internazionali è stimato in 281 milioni nel 2021 (circa il 3,6% della popolazione mondiale), a fronte dei 272 milioni del 2019. Di questi, quasi due terzi sono migranti per lavoro. La principale causa dell’aumento del numero complessivo di persone che si trovano a vivere in un Paese diverso dal proprio sta nell’acuirsi e nel protrarsi del numero di contesti di crisi registrati a livello mondiale, che hanno fatto superare ad inizio 2022 per la prima volta nella storia la soglia di 100 milioni di migranti forzati (con un notevole incremento rispetto agli 89,3 milioni di fine 2021)».

Questo il dato più significativo che emerge dal 31º Rapporto sull’Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes e presentato a Vercelli nella serata di venerdì, nel corso di una tavola rotonda organizzata in seminario dall’Ufficio Migrantes diocesano diretto da Paolo Soldani.

E’ toccato a Simone Varisco, che del rapporto è stato uno degli estensori, spiegare i contenuti del documento nel corso di un’articolata reazione che ha consentito anche si sfatare alcuni degli stereotipi che, tramite media e politica, vengono diffusi sul tema migratorio: «Ad esempio – ha detto Varisco – quando in Italia si parla di migrazione abbiamo in mente che il “prototipo” del migrante sia un giovane maschio di pelle scura che giunge a bordo di una barcone sulle coste del sud Italia. In realtà il rapporto 2022 ci dice che al 1° gennaio 2022 i cittadini stranieri presenti sul territorio italiano sono 5.193.669 cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Fra questi prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell’ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%)». Un altro elemento che emerge con chiarezza, secondo Varisco, è la sostanziale “stabilizzazione” dei flussi migratori verso l’Italia «che ha perso il suo appeal nei confronti di chi si sposta per necessità o per motivi economici, diventando più che altro un Paese di transito».

Dopo Varisco è stato Sergio Durando, direttore regionale Migrantes Piemonte e Valle d’Aosta, a contestualizzare i dati della ricerca sul territorio locale: «I cittadini residenti in Piemonte sono poco più di 415mila, vale a dire il 9,8% della popolazione regionale, in calo dello 0,4%. In provincia di Vercelli gli stranieri censiti dal rapporto sono 14.735 pari all’8,9% della popolazione. In entrambi i casi vi è una sostanziale equivalenza di genere tra uomini e donne. In Piemonte come in provincia di Vercelli la nazionalità prevalente resta quella romena, seguita da quella marocchina e da quella albanese, con una forte componente nigeriana che, in regione, è la quinta nazionalità presente alle spalle di quella cinese».

Il giornalista Paolo Lambruschi, inviato di Avvenire, ha completato il quadro degli interventi portando la sua esperienza “sul campo” e invitando a riflettere sul tema migratorio partendo dai numeri: «Troppo spesso i media, in particolare “alcuni” media italiani, diffondono un’immagine dei flussi migratori etichettandoli come “emergenza”. In realtà il movimento delle popolazioni mondiali è molto più strutturale e potrebbe essere gestito in modo più razionale anche nel nostro Paese se lo si affrontasse per quello che è e non per quello che viene rappresentato».

La serata in seminario è stata conclusa da un video messaggio di Pierluigi Dovis, delegato regionale Caritas Piemonte e Valle d’Aosta e i ringraziamenti di mons. Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli.

(Ampio servizio sul Corriere eusebiano in edicola da sabato 24 dicembre)