Parte da Vercelli il rinvio a giudizio del magnate svizzero dell’Eternit
E' accusato di omicidio volontario plurimo di 392 persone, di cui 62 ex-lavoratori dell'azienda
Riparte il processo per dare giustizia alle vittime dell’amianto a Casale Monferrato. Dopo la controversa sentenza della Cassazione che, nel novembre 2014, aveva decretato la fine del primo processo avviato dalla procura di Torino, con un’interpretazione sui tempi della prescrizione, a Vercelli quest’oggi – venerdì 24 gennaio – il giudice dell’udienza preliminare, Fabrizio Filice, ha rinviato a giudizio Stephan Schmideheiny, magnate svizzero e ultimo proprietario dell’Eternit, per omicidio volontario plurimo di 392 casalesi, di cui 62 ex-lavoratori dell’azienda.
«Siamo delusi dal rinvio a giudizio ma per fortuna non è finita qui – hanno dichiarato i legali dell’imprenditore – Nel primo processo abbiamo avuto ragione, e se il gup ci avesse dato ragione dall’inizio sarebbe andata meglio per tutti. E credo che anche in questo caso sarebbe stato più opportuno ascoltare le nostre ragioni».
«Riparte il percorso per dare giustizia ai lavoratori e alla città di Casale Monferrato, colpita da questo atto criminale della proprietà – hanno dichiarato Gianni Baratta e Tonio Anselmo della Cisl, presenti in aula a Vercelli – Il giudice ha accolto lo schema accusatorio del pubblico ministero, sostenuto dalle numerose associazioni e sigle sindacali quali la Cisl di Alessandria e la Cisl regionale che si sono costituite parti civili».
Il processo inizierà il 27 novembre 2020 alla Corte d’Assise di Novara e ripercorrerà tutti gli aspetti di questa vicenda, simbolo della lotta all’amianto in tutta Italia e nel mondo. «Sollecitiamo – concludono i sindacalisti della Cisl – il Comune di Casale Monferrato e la Regione a riattivare le riunione del Comitato strategico sull’amianto per continuare l’opera di bonifica e di prevenzione degli effetti micidiali della fibra».