Strage di Santhià. Il sindaco: «La città vuole sapere cosa è successo»

Il primo cittadino parla dopo un sopralluogo nella villetta dell’orrore: «Ma non facciamo ipotesi avventate. Lasciamo lavorare gli inquirenti»

«La città è scossa e chiede risposte, vuole sapere cosa è successo». Il sindaco di Santhià, Angelo Cappuccio, è appena uscito dalla casa dell’orrore dove si è recato per un sopralluogo. Là dentro i corpi straziati di suoi tre concittadini: i coniugi Tullio e Giuseppina Manavella e la figlia Patrizia, uccisi con un’arma da taglio in un’ora ancora da precisare tra giovedì notte e venerdì mattina. Davanti a una selva di microfoni e alla piccola folla che si è radunata all’imbocco della strada che porta alla villetta della strage non vuole dire di più su quanto accaduto: «Lasciamo agli inquirenti fare il loro lavoro, ma speriamo di avere presto notizie che servano anche a rassicurare la cittadinanza». Poi un ricordo dei morti: «Si tratta di una famiglia molto nota in città, che ha fatto molto per la comunità. Pino è stato anche assessore».

Quanto alle voci e ai sospetti che aleggiano sul nipote dei Manavella, Lorenzo, irreperibile dalla mattinata di venerdì il sindaco invita alla cautela: «Non facciamo ipotesi avventate che potrebbero anche portarci lontano dalla verità. Attendiamo i rilievi e lo sviluppo delle indagini».

Dietro di lui i camici bianchi del Ris continuano ad andare a venire dalla villetta.

l.s.