Allarme Coldiretti: «Le nostre stalle a rischio sopravvivenza »
«Nel Vercellese e nel Biellese non può esistere agricoltura senza zootecnia: nelle nostre stalle viene munto il latte per produrre formaggi d’eccellenza e successo. Ma, allo stesso tempo, sono allevati capi – bovini e suini – con cui si producono carni e salumi di tradizione, oggi sempre più apprezzati. Eppure il rischio è che questo importante patrimonio culturale, economico e identitario vada perduto per sempre, per colpa di una crisi senza precedenti che sta mettendo a rischio il futuro delle imprese». Il grido d’allarme è della Coldiretti interprovinciale che, attraverso il presidente Paolo Dellarole, sottolinea come si renda ormai indispensabile «una moratoria sui debiti degli allevamenti da latte e da carne bovina e suina che stanno vivendo anni difficilissimi: da troppo tempo, infatti, le nostre imprese sono costrette a lavorare con prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione, ora è necessaria e urgente una ‘boccata d’ossigeno’ per non far chiudere per sempre le nostre stalle».
In particolare, Coldiretti rimarca l’assoluta urgenza di «misure nazionali di rapida attuazione con una moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi, nonché un riposizionamento debitorio dal breve al medio lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia. Una necessità che può accompagnare il position paper che l’Italia presenterà alla Commissione europea, che prevede l’obbligo di etichettatura di origine per fermare le importazioni dall’estero da spacciare come made in Italy».
Per il solo comparto zootecnico bovino, nel 2015 in provincia di Vercelli si contavano 347 allevamenti bovini per un totale di 11.956 capi, che si sommano ai 570 allevamenti del Biellese con i loro 20.841 capi (Rielaborazione effettuata da Coldiretti Vercelli Biella, basata su dati originali del servizio web Data Warehouse Anagrafe Agricola Unica della Regione Piemonte).
La situazione dei prezzi in campagna sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti, con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) scesi al disotto di 1,20 centesimi al chilo, che non coprono neanche i costi della razione alimentare. Analogamente i bovini da carne, pagati su valori che si riscontravano 20 anni fa, per non parlare del prezzo del latte, in balia delle inique offerte dell’industria. Coldiretti Vercelli-Biella sollecita inoltre un’azione a livello europeo per affrontare una crisi dei prezzi che non è solo italiana ma che riguarda anche gli agricoltori tedeschi e francesi.
Senza dimenticare, come detto, il nodo strategico di una norma europea per l’etichettatura d’origine che non si limiti allo stabilimento di produzione ma che vada a identificare le materie prime.