Il Tribunale Ue annulla la clausola di salvaguardia: agricoltori vercellesi in allarme per le importazioni di riso dal sud-est asiatico

La notizia è stata resa nota dal presidente di Ente risi, Paolo Carrà: Tribunale della Corte di giustizia dell’Unione europea ha accolto il ricorso della Cambodia Rice Federation annullando il regolamento che istituisce misure di salvaguardia nei confronti delle importazioni di riso Indica originario della Cambogia e del Myanmar. L’organismo europeo imputa alla Commissione «errori nella valutazione della nozione di “produttori dell’Unione europea” e di “prodotti simili o direttamente concorrenti” (che avrebbero dovuto contemplare anche i trasformatori di risone di importazione e potuto comprendere anche i risicoltori, come dall’Italia sostenuto)». Inoltre il tribunale ha rilevato la «violazione da parte della Commissione del diritto di difesa dei cambogiani non mettendo a loro disposizione alcuni dati considerati essenziali per l’adozione della salvaguardia».

«Dalla lettura della sentenza – commenta Carrà – si evincono l’esistenza di tutte le condizioni di mercato e la correttezza di tutte le informazioni fornite nel dossier di richiesta di salvaguardia da parte dell’Italia, nonché il mancato rispetto di alcune fondamentali azioni da parte della Commissione che hanno inficiato il buon esito dell’azione intrapresa dalla filiera. Emerge quindi, ancora una volta, la necessità di modificare i meccanismi di salvaguardia propri del Reg. UE n. 978/2012 considerati troppo generici e lacunosi e che lasciano la produzione europea senza una effettiva rete di sicurezza».

Con lo stop alla clausola di salvaguardia gli arrivi di riso dal Myanmar sono aumentati in quantità di oltre 20 volte (+2.400%) nel 2022 – spiegano da Coldiretti – una vera e propria invasione che pesa sui produttori italiani già gravemente colpiti dalla siccità e dal rincaro dei costi di produzione.

«Una decisione che scatena sulle nostre risaie una vera e propria tempesta perfetta, in un’annata che ha già visto il crollo dei raccolti, con perdite del 30% che in alcune specifiche aree piemontesi sono arrivate anche fino al 70%, a causa della siccità. Senza clausola non avremo più difese per il riso italiano e Made in Piemonte – spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo regionale – Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar arriva infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore. Oltre a fare concorrenza sleale ai produttori italiani sulla Birmania (Ex Myanmar) pesa, peraltro, l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di «genocidio intenzionale» per i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya. Il nostro riso, così, rischia di essere oggetto di selvagge importazioni di Paesi che non rispettano né le norme sanitarie, né i diritti dei lavoratori».

«Occorre che all’interno del nuovo regolamento sulle preferenze tariffarie generalizzate (Spg), attualmente in discussione a Bruxelles, sia inserito – evidenzia il Direttore Coldiretti Vercelli-Biella Luciano Salvadori – un meccanismo automatico che faccia scattare la clausola di salvaguardia non appena le importazioni oltrepassino il limite percentuale oltre il quale si generano effetti negativi sui produttori. Serve anche estendere al riso la revoca delle agevolazioni tariffarie per qui paesi che non rispettano i diritti umani, del lavoro, sul buon governo e sull’ambiente».