Indagine Ue sui Pma: decisiva per decidere sui dazi

La Commissione europea partirà da un documento dell’Ente Risi. Carrà: «Serve l’unità di tutta la filiera»

La richiesta di aprire la procedura per l’attivazione della clausola di salvaguardia, presentata dal governo italiano, è stata accolta da Bruxelles ed in data 16 marzo la Commissione europea ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione l’apertura dell’indagine che porterà a decidere se applicare nuovamente i dazi al riso proveniente da Cambogia e Myanmar. Si apre una fase in cui i servizi della Commissione verificheranno a livello di singole aziende risicole – ma anche di industria e di importatori – il danno provocato dalle esenzioni daziarie. Il documento che lo denuncia e con cui viene chiesta l’apertura dell’indagine è stato predisposto da Ente Nazionale Risi ed è stato ritenuto idoneo dalla Commissione con la pubblicazione del 16 marzo,  dando il via al procedimento: «Entriamo in una fase estremamente delicata – dichiara il presidente dell’Ente Nazionale Risi Paolo Carrà – che richiede determinazione e unità da parte della filiera. Calcisticamente parlando, il documento che ha predisposto l’Ente vale la qualificazione alla finale, ma per vincere il titolo, ossia per ottenere la reintroduzione dei dazi, occorre che la filiera lavori unitariamente, stimolando gli operatori a sostenere con la loro testimonianza la denuncia del danno subito in questi anni». Le importazioni di riso verso l’Ue sono aumentate progressivamente dal 2009, raggiungendo il proprio culmine durante la campagna di commercializzazione 2015/2016, con 1.239 milioni di tonnellate equivalenti riso lavorato. La Cambogia è diventata il primo paese importatore nell’Ue e la coltivazione di riso Indica è in diminuzione in Ue, mentre l’aumento della produzione della varietà Japonica ha generato una forte diminuzione nei prezzi di risone. Nei prossimi giorni, è di vitale importanza che il lavoro sin qui fatto dall’Ente in termini di ricerca e di denuncia sia portato avanti dagli operatori: la Commissione europea chiederà alle singole aziende di dimostrare – fatture alla mano – che le importazioni cambogiane e birmane hanno inciso sui profitti, rendendo insostenibile la produzione. Sarà possibile per i singoli operatori inviare testimonianze in merito a questo e la Commissione stessa intervisterà alcune aziende a campione. È quindi necessaria una intelligente mobilitazione della filiera per assistere gli agricoltori, affinché l’intervento tecnico dell’Ente Nazionale Risi trovi una traduzione politica che conduca all’applicazione della clausola di salvaguardia.