Allarme Cgil: «Avanti di questo passo l’ospedale di Borgosesia rischia di diventare un semplice maxi-ambulatorio»
La manifestazione dello scorso 25 marzo organizzata dai sindacati di categoria della sanità davanti alla Prefettura di Vercelli per rivendicare il rinnovo del Contratto nazionale, è stata l’occasione per la Cgil Funzione Pubblica per rappresentare, ancora una volta, il pieno dissenso alla mancata stabilizzazione dei precari assunti con contratto Covid, che a oggi non ha ancora trovato soluzione.
«Abbiamo voluto anche manifestare un allarme, ormai improcrastinabile, per la “tenuta” dell’Ospedale di Borgosesia che risulta in affanno – spiegano dal sindacato – Dopo anni di stillicidio, con reparti ormai in mano a medici non strutturati, come il Punto Nascita, Pediatria, Anestesia, Ortopedia, Soccorso, Radiologia (nei festivi), dal 1 aprile parrebbe profilarsi anche la chiusura della Cardiologia, ovvero il ridimensionamento a mero ambulatorio. Cosa accadrà quindi a coloro che si rivolgeranno al Pronto soccorso di Borgosesia? La medicina da remoto non è sufficiente quando un malato ha la necessità di un intervento diretto del medico specialista. Dopo anni di rassicurazioni e di proclami, oggi “il Re è nudo!”. A Borgosesia, l’Ospedale pare destinato a diventare un “maxi-ambulatorio”, non in grado di gestire le urgenze e i pazienti acuti, situazioni in cui il fattore tempo non può essere eluso. Con questi presupposti, ci pare impensabile l’apertura di nuovi reparti, come quello più volte annunciato, di Rianimazione. Un quadro che ci lascia una forte preoccupazione per il Pronto Soccorso, che diventerebbe un mero centro di smistamento di pazienti e ambulanze».
La Fp Cgil conclude: «E’ questa una situazione inaccettabile nei confronti di cittadini e operatori che hanno lavorato e lavorano con passione, dedizione, abnegazione e professionalità e che potrebbero trovarsi, da domani, a fronteggiare l’emergenza in una struttura non più sicura. Per questo abbiamo chiesto l’intervento dell’organo istituzionale prefettizio al fine di porre in essere tutte le possibili alternative per ridare dignità alla sanità valsesiana».