I dubbi del M5S sull’ipotesi di un nuovo forno crematorio a Vercelli

«Sarebbe un altro attentato alla salute dei cittadini». Intanto l’amministrazione commissiona uno studio a un consulente

Il municipio di Vercelli

Il Movimento 5 Stelle, con un comunicato congiunto firmato dal consigliere comunale Michelangelo Catricalà, dal consigliere regionale Gianpaolo Andrissi e dal deputato Mirko Busto, si schiera nuovamente contro l’ipotesi della realizzazione di un forno crematorio a Vercelli: «La città – argomentano li esponenti pentastellati – è già fortemente compromessa dal punto di vista ambientale e non si tratta certo di una presa di posizione ideologica contro la cremazione, che è una scelta personale e come tale va rispettata, ma Vercelli è già satura. Ricordiamo che proprio lì, a poche centinaia di metri da dove vogliono costruire il forno, c’è l’inceneritore  ormai spento, ma che come sappiamo di problemi ne a creati non pochi. I rischi a cui siamo già fortemente soggetti e l’incremento dei malati di tumore all’interno del nostro territorio, maggiore proprio in quella zona, è soltanto la cartina di tornasole».

Ora la questione torna a galla per via di precisi atti amminstrativi: «Ciò che emerge, leggendo la determina n. 113 pubblicata recentemente dall’amministrazione comunale, è che pur di portare a termine “questa cosa”, si elargiscono circa 6.500 euro a un consulente esterno perché le professionalità interne sono prese da altri procedimenti, ignorando tra l’altro che di fatto è passato un ordine del giorno (presentato dallo stesso consigliere Catricalà) dove si chiedeva chiaramente di intraprendere tutte le strade possibili per evitare la costruzione di un nuovo impianto crematorio. Ci chiediamo quali studi siano stati fatti sulle ricadute ambientali, che dobbiamo immaginare estese per un periodo di almeno 27 anni e che quindi rischiano di essere piuttosto pesanti. Sarebbe utile ed opportuno indire una Conferenza dei servizi prima di procedere “a prescindere” visto che il forno crematorio avrebbe come bacino di utenza l’intera provincia. Inoltre la legge regionale stabilisce dei parametri per cui in Piemonte non dovrebbe esserci un altro impianto di questo tipo (tassi mortalità, distanze dai centri abitati, ecc…). Inoltre ad oggi non risultano essere stati acquisiti i pareri di Arpa e dell’Asl  sull’ impatto ambientale,  né  su quello sanitario».