Il rischio (non) calcolato
Il rischio nel commentare la quarta sconfitta consecutiva della Pro è sostanzialmente quello di ripetersi, di ripetere quanto avevo scritto in occasione – non dico della prima débâcle con la Giana Erminio in casa – ma di ribadire alcuni concetti già espressi dopo le disfatte con Caldiero Terme, Padova e Novara, la più bruciante perché arrivata non solo in occasione del derby ma anche perché frutto di un non gioco assoluto. Proverò a schivare il rischio riportando sostanzialmente le idee degli Innamorati, anche se temo che non ci riuscirò. Senza dubbio ha avuto rilievo, a Novara, l’approccio alla gara, un approccio eccessivamente difensivistico che sommato alla paura nelle gambe dei calciatori – già per la maggior parte carenti della componente “cuor di Leone” – ha fruttato una prestazione indimenticabile, nel senso di indegna, commentano i presenti allo stadio Piola di Novara e lo conferma chi l’ha vista in tv, casomai qualcuno sul campo e in panchina e in tribuna abbia provato queste sensazioni, aggiungono. Mi ricordo che alla fine dello scorso campionato forse qualcuno non irrilevante definì il mercato di gennaio 2024 “osceno”. Le responsabilità non sono solo dei calciatori e temo neppure che lo siano principalmente, dei calciatori, così come Paolo Cannavaro fa quel che può con la Rosa a disposizione, sprovvista di un esterno basso e sinistro di ruolo (Cugnata è inaffidabile?) e con una caterva di difensori centrali, un centrocampo che ha almeno un paio di elementi ieri titolari (Louati ed Emmanuello) pressoché inutili se non dannosi, un reparto offensivo dove – come sempre – prova a salvarsi il solo GianMario ma mi accorgo che mi sto già ripetendo e la ripetizione non giova, neppure a risollevare gli animi abbattuti degli Innamorati di Pro. Sapevamo che avremmo dovuto soffrire, va bene. Ma almeno soffrire lottando. Dubito assai che il cambio di guida tecnica dopo eventualmente altre imbarcate contro Lecco e Triestina porterebbe qualche beneficio, nessun allenatore esperto di categoria e valido traghettatore di cenerentole in Lega Pro accetterebbe di prendere il posto dello staff oggi in sella, né tantomeno – pensano i tifosi più inveleniti – l’attuale dirigenza si sognerebbe di investire denaro per salvare il salvabile (aggiungono i pessimisti), magari ricorrerebbe a chi accettò la sfida salvezza un paio di campionati fa, forse – siamo sempre nel campo delle ipotesi – più probabile lui piuttosto che il mister della Primavera. Quindi ora Paolo Cannavaro, Rolando Bianchi, insomma tutto il gruppo tecnico deve tirar fuori la magia dal cilindro, come novelli Silvan, magari provando a trasfondere coraggio e smentire il detto “ sconfitta porta sconfitta”, perché come dicono in diversi “non può sempre piovere”. Io aggiungerei “e speriamo che non piova sempre”. Potrei continuare con le lamentazioni delle moltitudini su buona parte della dirigenza societaria ma ci pensano già i più critici tra gli Innamorati, che ingrossano sempre più le loro fila. Mi ricordano altri amici che Cannavaro aveva chiesto in fase di mercato tre uomini, sì certo, sono arrivati, ne sono arrivati anche di più, scelti tra alternative meno appetibili, anzi, non appetibili. Ma entreremmo nel gioco del rimpallo delle parti, sulle responsabilità del direttore sportivo, dell’allenatore mentre al momento lascerei perdere (che brutto verbo, ma purtroppo ci stiamo abituando ad usarlo) i preparatori, atletici e dei portieri. Ah, sì, i portieri. L’avevo detto io che il dualismo Rizzo vs Passador non avrebbe fatto bene. In cima alle responsabilità, narrano i tifosi più inviperiti, ci sta chi comanda in Società (sono due entità a detenere le quote, pare), poi a seguire chi sceglie i calciatori, al terzo posto del podio chi li allena e come li fa giocare. Ai calciatori della Pro quest’anno, secondo Voi, basterebbe un maggior impegno ( come se non mettessero già tutto l’impegno disponibile ) ed un maggior coraggio per fare meglio? Ho qualche dubbio, forse aiuterebbe, ma qualche anno fa già ricordai la descrizione di Don Abbondio “ Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” ed applicherei questa frase anche alla dirigenza stessa, per nulla coraggiosa in tema d’investimenti. E ci sono vie di mezzo tra dilapidare patrimoni e tirar fuori le monetine dal borsellino degli spiccioli sognando l’idea di recuperarle, dicono i più critici tra gli Innamorati, se non hai l’esprit per fare il presidente o per possedere il 49% di una squadra di calcio professionistico lascia, anche gratis, a chi si accollerà questa bella responsabilità di Storia del Calcio, non solo Storia di Vercelli. Se ne sono presentati, dicono, per rilevare la Società e forse non erano tutti avventurieri. Ma tenete conto che per cedere eventualmente la Società devono essere d’accordo le due parti che pare detengano la totalità delle quote. Anche su questo argomento c’è molto silenzio, troppo silenzio da parte della dirigenza, nessuna dichiarazione di riscatto, di orgoglio, di passione, il silenzio degli innocenti o forse gli unici innocenti a fronte dell’attuale situazione in questo periodo di quattro sconfitte consecutive al momento sono gli Innamorati di Pro, innocenti, delusi e avviliti. Non dovrei aver ripetuto molte volte i concetti – già espressi – degli Innamorati afflitti ed un poco arrabbiati, forse ho schivato in parte il rischio, vedremo tra un paio di settimane se la Pro sarà riuscita ad evitare invece il rischio del tracollo verticale, l’inclinazione è già pericolosa, speriamo almeno di raddrizzare la barra della classifica.
Paolo d’Abramo
la Pro Vercelli non è loro è Patrimonio della città di Vercelli è patrimonio della storia loro sono meri custodi , a cui va l onere ma soprattutto l onore di salvaguardarla.
è bene che chi di dovere gli ricordi questo piccolo ma innegabile particolare