Immolarsi per una giusta causa

Immolarsi

Immolarsi per una giusta causa. Il giorno dopo la presentazione di Alberto Gilardino non sono naturalmente cambiate le posizioni degli Innamorati a prescindere e degli Innamorati critici ma non a prescindere. Naturalmente non cambia la posizione della Società che, nel corso degli anni, ha tenuto un comportamento coerente con lo stile che possiede, scritto in modo del tutto neutro. Ovvero, profilo basso e conti in ordine. Con questo profilo è difficile far innamorare, praticamente impossibile fare proseliti. Qualcuno si potrebbe- o dovrebbe – immolare tra gli Innamorati critici e l’attuale dirigenza, snaturando le proprie caratteristiche. Anche in questo caso, è assai improbabile che accada. Gli unici a non dover far nulla sono gli Innamorati a prescindere, per loro che giochino con la maglia undici anziani ma arzilli ippopotami oppure undici ragazzini da campo estivo poco importa, basta che ci sia la maglia bianca. In questo contesto cosa ci si deve attendere per la Stagione che verrà ed, ancora prima, per il mercato e la campagna abbonamenti ? Alcune risposte si possono dare fin da ora, altre no. Sul mercato, direi che si costruirà una Rosa, non piccola, con molte, anzi moltissime giovani scommesse e qualche esperto rimasto a piedi verso la metà di agosto e che possiamo augurarci non sia già alla fine del viale, tipo Gloria Swanson. Se invece già lo fosse, agli ultimi alberi del viale, che lo sia su una panchina dove ci sta comodo e non in un ruolo non suo, tipo Schiavon l’anno scorso. E Gilardino, cosa dovrà fare? Immolarsi, a suo modo. Ovvero dovrà fare del suo meglio, per la Pro e per se stesso. Ieri sera lo rimarcavo, di quella famosa Italia del 2006 che vinse il Mondiale, lui Gilardino è in anagrafica il più giovane ad allenare nei professionisti, se mi sbaglio correggetemi. Sono convinto che proprio per la natura societaria da profilo basso che molto spesso si è rivelata una qualità, la Pro quest’anno farà senz’altro meglio rispetto all’ottenimento d’una faticata salvezza. Si tratterebbe davvero e però d’immolarsi in senso figurato un poco, dopo aver risparmiato sulla nota spese degli ingaggi pesanti, sul ritiro precampionato, sugli addetti ai lavori, e tendere la mano con abbonamenti al costo di una pizza bianca, quattro stagioni o con i gamberoni reali, tre costi diversi per i tre settori del Robbiano, dalla curva alla tribuna. Ed infarcire – a gratisse – le suddette pizze con un poco di entusiasmo, non già proclami pronunciati da una presunta corazzata ma neppure fazzolettini bianchi sbandierati a richiesta di soccorso da una bagnarola in difficoltà, aiutateci che qui s’affonda. I critici dicono che il presidente Secondo ci ha riportato dove era rimasto con la Pro Belvedere, cioè in serie C, con la Pro Vercelli affondata. Ok, si condivida questa considerazione, di sicuro però torno a scrivere che si può vivere meglio se regna l’affetto, mentre è eccessivo usare ora le parole amore e stima reciproca tra Società e Innamorati critici che considerano mai compiuto il progetto con un vivaio fertile – quest’anno ne vedremo in ogni caso i frutti in serie C con Iezzi, De Marino, Sangiorgi e Mal, per fare i primi esempi- ed in grado di nutrire con costanza la prima squadra. In più, una guida tecnica stabile nel tempo, alla Foscarini o Venturato a Cittadella. Alberto Gilardino ha il contratto per un anno, accontentiamoci del progetto annuale. Resto comunque moderatamente fiducioso che accada, l’immolarsi- almeno temporaneo- per una giusta causa, non è impossibile anche se molto difficile, che ci s’immoli un po’ per uno. E basterebbe un positivo avvio di Stagione, non randellate sulla testa al Robbiano Piola od in trasferta. Sono in diversi tra gli Innamorati a dire e scrivere che non vedranno neppure una partita dei Leoni, quest’anno. Credo che gli amici potrebbero cambiare idea attraverso la percezione d’un cambio di direzione nel vento. Non ci sarà invece nessun cambio sulla tolda di comando , issiamo la bandiera bianca ed andiamo a comandare, no vabbè dai, a veleggiare fieri di essere la Pro, olè.
Paolo d’Abramo