Delegazione di Sel e radicali in visita al carcere di Vercelli
Nella giornata di venerdì Marco Grimaldi, capogruppo di SEL-SI in Consiglio regionale, e Silvja Manzi e Igor Boni, direzione nazionale di Radicali Italiani, si sono recati in visita alla Casa circondariale di Vercelli, dopo un colloquio preliminare con la “Garante dei diritti delle persone private della libertà personale” del comune, Roswitha Flaibani. Sono stati accolti dal direttore della Casa di reclusione di Saluzzo, Giorgio Leggieri, che sostituiva la direttrice Tullia Ardito, quel giorno fuori sede.
Sono – a oggi – presenti nell’Istituto 275 detenuti (127 italiani) di cui 24 donne. Il personale effettivo è di 149 unità e 3 educatori, un capo area, e diversi medici dell’ASL vercellese.
La delegazione si è trattenuta diverse ore a parlare con i detenuti, seguendo i lavori di ritinteggiatura (a opera degli stessi detenuti) che in queste settimane stanno coinvolgendo molti dei piani della palazzina degli anni ’80. Purtroppo il quinto piano è l’unico interamente ristrutturato, automatizzato e dotato di impianto di sorveglianza, ma non essendo stato ristrutturato il tetto, le infiltrazioni stanno già deteriorando parte dell’opera svolta.
Il padiglione femminile è quello che risente di più delle infiltrazioni, nonostante l’estrema cura delle detenute.
Rimangono i problemi alle tubazioni e agli impianti di riscaldamento; la buona notizia pare essere l’arrivo di un’azienda che si occuperà del check-up energetico e della rifunzionalizzazione degli impianti di quattro carceri piemontesi, tra i quali proprio Vercelli.
Malgrado il rapporto con l’Asl sia quotidiano e le condizioni riportate sono nella media italiana (per uso di psicofarmaci e terapie di mantenimento delle tossicodipendenze) rimane allarmante, come in altre situazioni carcerarie, l’assenza di specifiche cure odontoiatriche.
«Sentiamo di dover lanciare alcuni appelli – hanno dichiarato al termine della visita i membri della delegazione – Il primo, l’assenza di vere misure alternative alla detenzione, la mancanza di lavori esterni al carcere e la scarsità di quelli all’interno (solo 40, oltre a 5 persone che lavorano nelle serre limitrofe) rendono le giornate dei detenuti un limbo inutile al loro reinserimento nella società. Per quanto i tentativi di suicidio (5 nello scorso anno) e gli atti di autolesionismo (85 sempre nello stesso periodo) non siano più alti che in altre carceri piemontesi, l’insofferenza e l’assenza di progettualità rendono comunque difficile la vita dentro quelle mura.
Anche per questo siamo rimasti fortemente colpiti dalla storia di Alessandro, un giovane cantautore detenuto al primo piano, che spera di far conoscere il suo nuovo brano sulla salute mentale nelle carceri, chiamato “TSO”, che ci ha fatto ascoltare. Chiediamo – e questo è il secondo appello – possa essere registrato e pubblicato online. Speriamo che, nei giorni del Festival della musica italiana, il Dipartimento Amministrazione Penitenziaria acconsenta alla richiesta. Ne vale la pena.»