Il card. Amato: «Don Abbondo arricchisce la tradizione dei santi sacerdoti piemontesi»

Si è svolta in cattedrale, sabato mattina, la suggestiva cerimonia di beatificazione del sacerdote tronzanese

La celebrazione in duomo e, sullo sfondo, il ritratto di don Abbondo

Si è conclusa verso le 11,30, in Duomo a Vercelli, la solenne celebrazione eucaristica di beatificazione del sacerdote tronzanese don Giacomo Abbondo. La messa è stata presieduta dal card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, affiancato dal card. Tarcisio Bertone e dall’arcivescovo di Vercelli, mons. Marco Arnolfo. Insieme a loro molti altri vescovi hanno voluto essere presenti: Marco Brunetti di Alba, Guido Gallese di Alessandria, Francesco Ravinale di Asti, Gabriele Mana di Biella, Alceste Catella di Casale Monferrato, Edoardo Cerrato di Ivrea, Gianni Ambrosio di Piacenza-Bobbio, Giuseppe Guerrini di Saluzzo, Enrico Masseroni, emerito di Vercelli.

Il momento più suggestivo, come di consueto, è stato quello della scopertura dell’immagine del neo beato al termine dei passaggi di rito: la richiesta di beatificazione da parte dell’arcivescovo Arnolfo al card. Amato, la lettura del profilo di don Abbondo da parte del postulatore don Mario Capellino, la recita della formula di beatificazione in latino da parte del card. Amato e la discesa del drappo che copriva l’immagine del beato dopo il cenno del cancelliere diocesano don Ettore Esposito.

Intense le parole pronunciate dal card. Amato nell’omelia durante la quale ha ripercorso le varie tappe della vita del sacerdote, sottolineandone l’impegno contro le tendenze del suo tempo: dall’illuminismo al giansenismo, sino al gallicanesimo. Tutte le sfide furono affrontate dal parroco tronzanese con la capacità di servire ed essere prossimo ai suoi fedeli. «Don Abbondo – ha concluso Amato – arricchisce la grande tradizione dei sacerdoti santi piemontesi».

Prima della benedizione finale l’arcivescovo di Vercelli, mons. Arnolfo, ha ringraziato tutti i presenti: in particolare il card. Amato, il card. Bertone e l’arcivescovo emerito padre Masseoroni. Poi si è rivolto direttamente al «novello beato» dicendo: «Grazie don Giacomo, a distanza di più di 270 anni dalla tua ordinazione ancora ci insegni come si debba vivere la chiamata al sacerdozio».