Doveva essere una vera base per i fuggitivi la villetta di Cellio

L’ingente materiale stipato nell’abitazione sarebbe stato utile alla fuga e alla latitanza del commando che ha liberato Domenico Cutrì

Doveva essere il rifugio dell’intero gruppo coinvolto nell’assalto al Tribunale di Gallarate per la liberazione di Domenico Cutrì. Ne sono convinti gli investigatori dopo la minuziosa perquisizione della villetta di Cellio, in Valsesia, dove l’altro giorno sono stati arrestati tre dei componenti del commando. Secondo quanto trapela nella casetta era presente materiale in gran quantità utile alla fuga e una prolungata latitanza. Evidentemente la tragica morte del fratello di Domenico, Antonino Cutrì, colpito da un proiettile alla testa durante l’operazione di liberazione dell’ergastolano, ha sconvolto i piani dei fuggiaschi e compromesso le fasi successive al blitz. Il trasporto di Antonino al pronto soccorso, le telefonate concitate, gli spostamenti azzardati, hanno finito per portare i carabinieri diritti all’abitazione di Cellio e ad effettuare una serie di arresti che hanno fatto terra bruciata attorno a Domenico Cutrì che, proprio per questo motivo, viene ritenuto ora ancora più pericoloso non avendo più nulla da perdere. Le ricerche vanno avanti a tappeto e non si esclude che il fuggitivo non sia riuscito sino ad ora a fare troppa strada.