La “clausola di salvaguardia” funziona: crolla l’import di riso asiatico
Nel solo mese di marzo sono entrate 24mila tonnellate di prodotto in meno da Cambogia e Myanmar
La “clausola di salvaguardia” adottata dalla Ue per limitare le importazioni di riso dal Sud Est Asiatico inizia a dare irisultati. Questo è quanto rileva l’Ente Risi con una nota pubblicata sul suo sito istituzionale. I numeri parlano da soli: Le importazioni di semilavorato e lavorato da Cambogia e Myanmar nel mese di marzo sono calate di 24mila tonnellate (16.000 a fronte delle 40.000 registrate a febbraio e delle 54.000 tonnellate di gennaio). Nel primo trimestre vi era stata un’accelerazione per effetto della shipping clause, che consentiva di completare l’importazione a dazio zero del riso lavorato già partito dai Pma prima del 18 gennaio, data di entrata in vigore della clausola. Un altro dato interessante riguarda le tipologie di prodotto che vengono importate: quasi esclusivamente riso lavorato, in parte minima semigreggio e risone, che evidentemente non interessano il mercato europeo.
In base alla nuova normativa, a partire da marzo le importazioni di riso Indica semilavorato e lavorato originarie della Cambogia e del Myanmar hanno cominciato a pagare un dazio di 175 euro alla tonnellata. Prima erano totalmente esenti. I due paesi asiatici hanno tentato di contrastare l’effetto della clausola in due modi: abbassando fortemente i prezzi, con ovvie ripercussioni sulla qualità, e ricorrendo alla Corte europea di Giustizia contro la nuova politica dei dazi europei sul riso dei Pma. Questa seconda mossa, tuttavia, potrà chiarire i propri effetti solo nell’arco di due anni, cioè quando la politica di cooperazione europea potrebbe già essere stata riformata, escludendo la Cambogia dal novero dei Paesi bisognosi di aiuti. La ragione del ripensamento europeo va cercata nella reiterata violazione dei diritti umani che è stata accertata in Cambogia: questo è stato un argomento forte anche nella costruzione del dossier con cui l’Ente Nazionale Risi ha supportato il governo italiano nel chiedere ed ottenere la clausola di salvaguardia.