I 100 anni della “Bauhaus” nella mostra di Riccardo Bucchino

E' ancora visitabile, fino al 24 novembre, nella biblioteca "Farinone-Centa" di Varallo Sesia

La presentazione della mostra e il pubblico presente

Nel cortile d’onore di Palazzo Racchetti, sede della biblioteca civica “Farinone-Centa” di Varallo Sesia, il 9 novembre è stata inaugurata la mostra fotografica “Bauhaus”, incentrata principalmente sugli aspetti architettonici della scuola di architettura arte e design che operò in Germania dal 1919 al 1933, nel contesto storico-culturale della Repubblica di Weimar.

Nel 2019 il Bauhaus celebra i cento anni dalla sua fondazione e Riccardo Bucchino di Borgosesia festeggia i dieci anni dal suo primo lavoro di fotografo professionista. Tra il pubblico molti degli artisti che negli anni hanno esposto le loro opere a Palazzo Racchetti e i colleghi fotografi: Roberto Sagliaschi e Ennio Reolon, ma soprattutto persone interessate e curiose di approfondire le conoscenze sulla Bauhaus, “casa del costruire”, definita da Riccardo Bucchino, architetto di formazione, e fotografo come professione: «Un istituto unico dove gli alunni studiano arte e architettura, imparano a lavorare con diversi materiali come artigiani, ma anche a progettare oggetti realizzabili in serie, quello che oggi si definirebbe design industriale».

Aristide Torri, presidente del Consiglio di biblioteca, ha introdotto la mostra parlando del concetto di “bellezza”, ricordando che il simbolico muro abbattuto da Gropius era proprio il passaggio all’utilizzo del cemento armato, che consentiva soluzioni architettoniche completamente nuove, e sottolineando anche l’aspetto “sociale” della Bauhaus: «Una casa leggera costa poco ed è alla portata di tutti».

«Per la Bauhaus un oggetto era bello quando svolgeva correttamente la sua funzione: quindi si ricercava la funzionalità unita alla tecnica: il bello utile»: Riccardo Bucchino ha poi spiegato come la mostra si sia concretizzata attraverso due viaggi, uno compiuto nel 2014: «Un pellegrinaggio solitario in automobile nelle tre città: Weimar, Dessau e Berlino» e un secondo con due colleghe architetto, realizzato a giugno di quest’anno.

Nella mostra, un vero e proprio viaggio per immagini: s’incontra l’arte, l’architettura e il saper fare. Alla Bauhaus il progettista sapeva anche realizzare tappeti, ceramiche, lampade, cioè nella formazione si dovevano apprendere anche tutte le fasi dei vari procedimenti. La Bauhaus non distruggeva quanto esisteva, ma andava avanti, creando cose completamente nuove, utilizzando in modo innovativo anche i materiali conosciuti come il vetro. La Haus Am Horn, costruita nel 1923 come uno dei progetti sperimentali più celebri del Bauhaus, è tra i beni protetti dall’Unesco, ed è stata utilizzata come abitazione fino al 1996, perché era una casa creata con dei comfort che oggi consideriamo assolutamente normali, ma che erano rivoluzionari cento anni fa, come il bagno interno o il riscaldamento centralizzato.

Berlino, l’ultima sede del Bauhaus, è stata la più sfortunata, l’esperienza fu brutalmente interrotta dal nazismo nel 1933 e Riccardo Bucchino propone solo due immagini emblematiche. Le fotografie sono state realizzate con una macchina digitale a pieno formato, utilizzando ottiche decentrabili: «Dedico molto tempo al bilanciamento del colore, che nelle mie immagini è molto fedele alla realtà e tendenzialmente tenue», ha spiegato il fotografo.

All’inaugurazione della mostra ha partecipato anche lo storico dell’arte Casimiro Debiaggi, che ha dimostrato molto interesse per il modo in cui è stata presentata la scuola del Bauhaus, con fotografie rigorose, che coniugano la tecnica con il senso artistico, restituendo il senso di un’esperienza unica, sintetizzata da Riccardo Bucchino: «L’utopia serve a camminare, serve ad andare avanti e forse questo è il motivo per cui il Bauhaus ha influenzato così tanto il nostro mondo».

Il fotografo ha poi voluto donare alla biblioteca di Varallo un libro–simbolo, “Bauhaus” di Magdalena Droste, che racconta in modo semplice, ma non superficiale la storia della scuola di arte e di architettura più influente del XX secolo. La mostra è ancora visitabile fino a domenica 24 novembre negli orari di apertura della biblioteca civica di Varallo Sesia: dal lunedì al venerdì 14.30-18.30; martedì anche al matitno 9-12; sabato: 9-12 e 15-19; domenica 15-19.

Piera Mazzone