Crescentino: i dettagli dell’operazione “Praemium” sulle false cittadinanze

Coinvolti due dipendenti (un uomo di 49 anni e una donna di 54 anni) dell’Ufficio anagrafe ed ufficiali di Stato civile e due corruttori brasiliani (madre e figlio) residenti a Verona. Videoregistrati dalla Polizia diversi episodi con consegne di "mazzette"

La conferenza stampa di questa mattina, mercoledì 14 ottobre, in Questura a Vercelli per l'illustrazione dell'operazione "Praemium" sulle false cittadinanze rilasciate a Crescentino

Questa mattina, mercoledì 14 ottobre, la Polizia di Stato, all’esito di una prolungata e articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, ha arrestato 4 persone e denunciato altri 2 soggetti poiché facenti parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. 

All’esito della medesima attività di indagine sono stati, altresì, deferiti all’Autorità giudiziaria altri 74 soggetti per il reato di falso ideologico in atto pubblico.

(Per le prime dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Crescentino, Vittorio Ferrero, in merito alla vicenda giudiziaria, clicca qui, mentre per ulteriori precisazioni clicca qui)

L’attività investigativa era partita nell’aprile 2020 quando la Squadra Mobile di Vercelli aveva iniziato una serie di approfondimenti per verificare la regolarità dell’iter amministrativo finalizzato all’ottenimento della cittadinanza italiana “iure sanguinis” da parte di cittadini brasiliani, discendenti da emigrati italiani, e che dimorano in questa provincia per il tempo strettamente necessario al completamento del procedimento. 

Tale approfondimento investigativo era scaturito dall’analisi delle numerose comunicazioni pervenute all’Ufficio immigrazione della Questura di Vercelli circa la presenza di cittadini brasiliani nel territorio comunale di Crescentino. In particolare, le segnalazioni riguardavano almeno 150 cittadini brasiliani a fronte di una popolazione residente di poco inferiore agli 8.000 abitanti.

Come noto,  la cittadinanza italiana “iure sanguinis” viene ottenuta in tempi ridotti attraverso la presentazione di alcuni documenti dai quali possa essere comprovata la mera discendenza da cittadini italiani, senza dover svolgere alcun colloquio in lingua italiana o presentare una certificazione della conoscenza della stessa. Inoltre, tra i requisiti necessari al rilascio della cittadinanza vi è la residenza in Italia, ma non necessariamente nel comune di nascita dell’avo.

I primi riscontri dell’attività di Polizia hanno consentito di individuare un’agenzia d’affari con sede a Verona, facente capo a 2 cittadini di origine brasiliana, madre e figlio, dedita a fornire ad altri brasiliani un “pacchetto” di servizi per avviare le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza. 

Tale “servizio” comprendeva: alloggio, la ricerca della documentazione necessaria all’ottenimento della cittadinanza “iure sanguinis” nonché ogni forma di assistenza sul territorio vercellese, ed in particolar modo nel comune di Crescentino, fino al raggiungimento dello scopo prefissato. 

Il costo di tale “pacchetto” era di 4.000 euro a persona.

Tra i tanti immobili presi in locazione nel territorio di Crescentino per fare alloggiare i cittadini brasiliani, ne emergeva uno di proprietà di un pubblico ufficiale, avente le funzioni di dipendente dell’Ufficio anagrafe e di ufficiale di stato civile del medesimo Comune.  In particolare, il soggetto si occupava proprio di vagliare le richieste di residenza e di procedere ai controlli in merito, indizio che ha immediatamente destato sospetti negli operatori di Polizia. 

Lo stesso aveva altresì la disponibilità di un altro alloggio ubicato nel comune di Robella d’Asti (Asti); tali alloggi risultavano formalmente abitati, da circa due anni, da quattro cittadini brasiliani che avevano sottoscritto con il pubblico ufficiale contratti di comodato d’uso gratuito. 

Dalle indagini emergeva tuttavia che, nel medesimo periodo, erano stati residenti almeno 30 diversi cittadini brasiliani. Per ciascuno di essi, si è appurato che, in realtà, il pubblico ufficiale percepiva un affitto “in nero”, pagato dall’agenzia d’affari veneta, quantificabile in ben 700 euro al mese.

Emergeva, quindi, la probabile esistenza di un sistema corruttivo nell’ambito del quale i due titolari della ditta “procacciavano” cittadini brasiliani, interessati alla cittadinanza italiana, con la garanzia che, dietro il pagamento di un compenso illecito al pubblico ufficiale, avrebbero ottenuto la cittadinanza pur in assenza dei requisiti previsti dalla legge ed in tempi ristrettissimi.

Lo stesso pubblico ufficiale, oltre all’affitto irregolare degli immobili nella sua disponibilità, percepiva altresì numerose tangenti per rilasciare i documenti d’ufficio, talvolta chiamate “regalo” altre volte “premio”, circostanza documentata grazie alle microcamere installate dagli investigatori della Squadra Mobile all’interno degli uffici comunali.

Con la prosecuzione delle indagini si è accertato che i corruttori avevano la piena disponibilità degli uffici del Comune di Crescentino, all’interno dei quali si intrattenevano per lunghi periodi, muovendosi come se fossero loro uffici ed utilizzando i beni della pubblica amministrazione come se fossero di loro proprietà.

Affiorava, inoltre, la piena partecipazione al sodalizio criminale dell’altro pubblico ufficiale dipendente dell’ufficio anagrafe ed ufficiale di stato civile del comune di Crescentino; anche nei suoi confronti sono state documentate alcune consegne di tangenti.

Il totale asservimento dei 2 pubblici ufficiali agli interessi dell’associazione criminale, di cui facevano parte a pieno titolo, era evidente anche da alcune fotografie estrapolate dai profili social utilizzati dai titolari dell’agenzia d’affari, attraverso i quali veniva pubblicizzata l’opera di intermediazione svolta dagli indagati a favore di loro connazionali per ottenere la cittadinanza.

Alcune fotografie, addirittura, ritraggono i pubblici ufficiali all’interno dell’ufficio comunale di Crescentino, nell’area non riservata al pubblico, insieme ai corruttori e a persone che sono risultate essere “clienti” del sodalizio che hanno beneficiato, quindi, del “servizio” offerto ottenendo la cittadinanza italiana.

Tale totale asservimento era dovuto al fatto che i due pubblici ufficiali erano sostanzialmente a “libro paga” dell’organizzazione criminale.

A tal proposito, durante le indagini, è stato possibile documentare alcune consegne di tangenti ai due pubblici ufficiali. I proventi economici derivanti dall’attività dell’associazione per delinquere sono risultati stimabili in almeno 600.000 euro.

Facevano parte, inoltre, del sodalizio criminale anche un uomo di origine brasiliana con il compito di fornire il supporto logistico ai connazionali nelle abitazioni del Vercellese, ed una donna, fidanzata del titolare dell’agenzia d’affari, che “curava” le pratiche finalizzate alla raccolta della documentazione necessaria.

L’attività dell’associazione si è sviluppata in una serie di false attestazioni di certificati di residenza dei cittadini brasiliani, poiché prive dell’elemento soggettivo della volontà di stabilirsi in un determinato luogo. I brasiliani, infatti, rimanevano a Crescentino solo per il tempo strettamente necessario ad ottenere la cittadinanza italiana per poi stabilirsi in altre zone del territorio nazionale, in altri paesi dell’Unione Europea o, talvolta, per ritornare in patria.

Il sodalizio criminale aveva posto in essere un sistema talmente rodato che, in un paio di occasioni, riusciva a costringere alcuni clienti brasiliani a consegnare i passaporti con la minaccia di non restituirli se gli stessi non avessero adottato un comportamento più rispettoso del vicinato che aveva lamentato il disturbo della quiete nelle ore notturne. 

In un’altra occasione, uno dei due pubblici ufficiali arrestati si era addirittura introdotto, in piena notte, nei suoi uffici nel Comune di Crescentino al fine di disbrigare pratiche private dei “clienti” dell’associazione.

Dopo aver acquisito i gravi indizi di colpevolezza, desunti dalla complessa e prolungata attività di indagine svolta dalla Squadra Mobile, il G.I.P. presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico dei quattro soggetti che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’associazione, i quali sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico. 

All’alba di stamattina, mercoledì 14 ottobre, i due pubblici ufficiali, un uomo ed una donna, rispettivamente di 49 e 54 anni, entrambi residenti a Crescentino, e i due corruttori, un ragazzo 22enne e la madre, una donna 41nenne, entrambi di origine brasiliana residenti a Verona, tutti incensurati,  sono stati raggiunti dagli agenti della prima sezione della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che hanno dato esecuzione all’ordinanza degli arresti domiciliari, in collaborazione con personale della Questura scaligera.

Inoltre, sono stati denunciati a piede libero gli altri due partecipi all’organizzazione criminale, una donna 26enne residente a Verona ed un uomo 54enne di origine brasiliana residente a Crescentino.

Infine, 74 cittadini brasiliani sono stati deferiti alla locale Autorità giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver falsamente attestato la loro residenza nel comune di Crescentino.

Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare eventuali altre condotte delittuose adottate dai pubblici ufficiali e da altri soggetti “satelliti” all’associazione.