Il messaggio di Natale dell’Arcivescovo: «Quel bambino indifeso, seme ostinato di pace…»

Mons. Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli e delegato Cep per la Pastorale sociale

Pubblichiamo il messaggio natalizio scritto dall’arcivescovo, mons. Marco Arnolfo, per i media diocesani.

Mi chiedo: quali auguri porgere in un tempo di guerre feroci, di aggressioni incivili, di spudorate intenzioni dei potenti di ridisegnare con il sangue i confini degli stati? Quali auguri di fronte alle notizie di massacri disumani di bambini e anziani, di nuove povertà causate da disuguaglianze economiche, da migrazioni forzate e cambiamenti climatici, prodotti in gran parte da attività umane irresponsabili?L’augurio di pace annunciato ai pastori dagli angeli a Betlemme è stupendo, ma di altri tempi, lontani… quasi ormai un sogno relegato al mondo delle fiabe.Nel mondo reale ci sono altre logiche. È necessario difendersi con armi sempre più costose e sofisticate. Tutti gli Stati devono investire di più sulle armi. Se non vogliono essere attaccati devono averne più degli altri e più potenti! Se si vuole svolgere con sicurezza e serenità tutte le attività quotidiane, lavorative, ludiche, sportive, culturali e religiose bisogna essere pronti alla guerra. Si vis pacem…Che strano! Per portare pace sulla terra, Dio non sceglie il potere, ma la fragilità; non il clamore, ma il silenzio; non un palazzo, ma una mangiatoia.Eppure Dio non vive nel mondo delle fiabe! Decide di scendere realmente in mezzo a noi con coraggio, ma non per arruolarsi nell’esercito, non per intimorire con droni e missili micidiali, non per stabilire pace incutendo il terrore.

Perché Dio avrebbe scelto la strada più ridicola e fallimentare?

Forse dovremmo avere il coraggio di fissare il nostro sguardo sul presepe, contemplare quel Bambino per trovare una risposta…

Il vescovo Carlassare della diocesi di Bentiu, in Sud Sudan, che lo scorso anno abbiamo invitato a Vercelli, proprio lì, tra le macerie del conflitto, ci ricorda che quel Bambino nell’umiltà del presepe “non è illusione: è un seme ostinato, capace di germogliare anche nella terra inaridita”.

Occorre tornare umani, ritrovare il ritmo dell’esistenza, fare spazio, riconoscere dignità ad ogni vita, anche a quelle più emarginate, là dove Dio ha scelto di nascere. E proprio con gli occhi di quel bambino, ricominciare a guardare il mondo. Con la semplicità del piccolo seme che umilmente, ma tenacemente cresce, viene alla luce non per distruggere, ma per donare frutto e portare vita.

È la logica nuova inaugurata da quel Bambino che investe tempo, più di trent’anni e tutta la sua vita per educare al perdono, all’amore anche dei nemici, alla pace vera del cuore.

Papa Leone ci ha chiesto esplicitamente di mettere Gesù al centro delle nostre logiche, di cercare seriamente con lui la pace. Abbiamo accettato. Ci impegneremo a farlo nelle nostre Comunità Pastorali, nelle Associazioni e nei Movimenti Diocesani.

Ci sarà di grande utilità il nuovo documento dei vescovi “Educare a una pace disarmata e disarmante” perché ogni comunità possa intraprendere percorsi di educazione alla non violenza, al servizio civile, al dialogo e diventare ‘casa della pace’. Buon Natale.

+ Mons. Marco Arnolfo, arcivescovo

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