Grande partecipazione ai funerali di don Remigio Fusi

La cerimonia presieduta dal card. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, e da mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza Bobbio

Un momento dei funerali di don Remigio Fusi

Don Remigio Fusi era un sacerdote dalla vocazione autentica, radicata in Cristo e intensamente vissuta tra la gente, in particolare i sofferenti, per far percepire a tutti la presenza vivificante del Signore nella quotidianità della vita. Egli stesso fu provato a lungo dalla malattia e obbligato a tenere il letto, ma la sua serenità e il suo sorriso non vennero mai meno perché Dio era nel suo cuore, nei suoi occhi luminosi che si posavano con tenerezza su chiunque gli facesse visita o lo cercasse per una parola di conforto, una direzione spirituale, un’occasione di dialogo. Sapeva accogliere, ascoltare, comprendere, amare. Limpidamente. Dopo averlo incontrato, sia pure per pochi minuti, si tornava a casa più sereni, perché la sapienza di Dio, in don Remigio, lavorava di fino seminando il bene e rigenerando la speranza.

«Oggi siamo qui per celebrare il mistero della vita, non della morte», ha esordito il card. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e grande amico di don Fusi, ai funerali presieduti domenica pomeriggio nel santuario dedicato alla Madonna del Trompone. Al suo fianco mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, vercellese di origine, anch’egli legato da profonda amicizia al confratello defunto, e numerosi sacerdoti provenienti pure dalla diocesi eusebiana. «Siamo qui – ha proseguito il cardinale – per lodare il Signore e ringraziarlo di averci donato don Remigio, con il quale dobbiamo continuare a mantenerci in dialogo affinché ci guidi dal Cielo, ci faccia sperimentare la misericordia di Dio, ci infonda una carica di amore da coltivare e da trasmettere».

Toccanti le testimonianze di gratitudine proposte al termine della liturgia: uno scritto di padre Enrico Masseroni in cui l’arcivescovo emerito di Vercelli coglieva nel sacerdote defunto «l’intensa vicinanza di preghiera per la nostra Chiesa eusebiana» e citava la cordiale accoglienza da parte di don Fusi al santuario di Re; la riconoscenza dell’incaricata nazionale del Centro volontari della sofferenza: «Ti abbiamo sempre visto visto felice e gioioso… ci esortavi a servire con umiltà, in comunione “diretta” con Cristo e confidando nella Madonna… scusa, ma ci mancherai. Grazie del tuo amore e del tuo esempio». Un confratello dei Sodc ha aggiunto il suo grazie personale unito a quello della comunità. Altre attestazioni di stima e di affetto sono giunte dai Cvs sparsi in Italia e nel mondo, dalla diocesi di Ivrea, dai cardinali Angelo Comastri, Tarcisio Bertone e Giuseppe Versaldi, che qualche giorno prima ha condiviso con i Silenziosi Operai della Croce un momento di preghiera.

Al termine della liturgia funebre, alla quale hanno partecipato diverse autorità civili, il feretro è stato portato a spalla da alcuni volontari Cvs fino all’esterno, per poi essere inumato nella tomba dei sacerdoti al cimitero di Moncrivello.

Ilde Lorenzola