Il decreto Lorenzin “salva” il Punto nascite di Borgosesia?
«Esprimo soddisfazione per il recente decreto del Ministro Lorenzin che apre alla possibilità di sperimentazione in aree montane di Punti nascita inferiori ai 500 parti annui: un segnale importante per la montagna, che non può essere abbandonata attraverso una progressiva riduzione dei servizi. La sfida è quella di contemperare il diritto di nascere in montagna con il diritto di farlo in condizioni di assoluta sicurezza, e il provvedimento renderà possibile anche in Italia, come già avviene in altri Paesi europei, di introdurre modelli sperimentali senza limitarsi semplicemente ad applicare parametri numerici. Una notizia importante anche per il Punto nascita dell’ospedale di Borgosesia»: con queste parole il sottosegretario al lavoro Luigi Bobba commenta il decreto con cui il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha accolto le richieste formulate dall’Intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna (di cui l’on. Bobba fa parte). «Il decreto istituisce un Comitato per il Percorso nascita che avrà il compito di esprimere un parere sulle richieste di deroga avanzate dalle Regioni relativamente ai punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui. La deroga potrà essere concessa solo se in tali strutture sono garantiti gli standard di qualità e di sicurezza previsti dalla normativa vigente. La delibera regionale sul riordino della rete ospedaliera ha salvato il Punto nascita di Borgosesia grazie al fatto che il numero dei parti è superiore ai 500 annui, mettendo la struttura sotto osservazione per monitorarne l’andamento. I dati rilevati nell’anno 2015 confermano che sostanzialmente si arriverà a un numero di circa 500 parti. Ma questo decreto apre la possibilità di mantenere i Punti Nascita anche in ospedali che non sono DEA di I o II livello. E dobbiamo impegnarci affinché per il futuro anche a Borgosesia si possa mantenere il Punto nascita e anche aprire la strada a forme di sperimentazione nell’interesse delle madri e dei bambini delle montagne valsesiane».