La truffa dei finti permessi di soggiorno per lavoro
In meno di tre mesi di indagine la Polizia di Stato ha messo a segno un’altra brillante operazione che ha permesso di eseguire due misure cautelari.
Più nello specifico, l’attività investigativa ha avuto inizio nel mese di maggio, allorquando, si presentava all’ufficio denunce della Questura bicciolana B.A., classe 62, nata in Marocco, residente in Provincia di Vercelli, per denunciare una patita truffa messa in atto da alcune persone che l’avevano tratta in inganno promettendo un contratto di lavoro regolare a favore della sorella, residente in Marocco, mediante un nulla osta al lavoro stagionale, apparentemente emesso dallo Sportello Unico dell’immigrazione di una Prefettura del Veneto.
Inoltre nel momento in cui aveva iniziato ad avere sospetti sulla veridicità della documentazione, denunciava di aver subito delle minacce di ritorsioni nel caso in cui non avesse provveduto alla corresponsione di quanto pattuito: circa 4.500 euro.
Impaurita decideva quindi di pagare. Per tale motivi la Prima Sezione della Squadra Mobile, coordinata dalla locale Procura, nella persona del Sostituto Procuratore Dott. Francesco Alvino, ha iniziato l’attività d’indagine al fine di identificare gli autori di queste condotte ed accertare la veridicità dei documenti rilasciati alla donna.
Per quanto riguarda la documentazione acquisita in sede di denuncia, con particolare riguardo alla richiesta di “nulla osta al lavoro subordinato stagionale”, effettivamente emergevano diverse incongruenze; infatti, grazie gli accertamenti esperiti direttamente presso la Prefettura coinvolta, emergeva che il nome del funzionario, la cui firma risultava essere apposta sul Nulla Osta, era inesistente e che, anche se presso quell’Ufficio prestava servizio un funzionario con un nome molto simile, questo ricopriva un profilo professionale che non prevedeva la firma dei Nulla Osta.
Si è appurato inoltre che il modello cartaceo utilizzato dai malfattori non era più in uso da circa 2 anni, sostituito da procedure informatiche e che il timbro “PREFETTURA UTG di …” apposto sul documento risultava essere difforme, in alcuni particolari, da quello realmente in uso presso quell’Ufficio.
Successivi accertamenti hanno poi confermato l’incongruenza dei dati presenti nella documentazione così da avvalorare la falsità, tra l’altro dichiarata anche dal Consolato Generale d’Italia di Casablanca.
Nel frattempo, grazie a dati forniti dalla vittima, e ad una serie di accertamenti di polizia giudiziaria, venivano identificati i due principali responsabili delle condotte criminose.
Si tratta di Z.I., classe ‘58, nato in provincia di Palermo, residente a Milano ma di fatto domiciliato a Carmagnola (To), pregiudiacato, e S.M., classe 75, nato in Marocco, residente a Torino, incensurato.
L’attività investigativa, che si è protratta per circa tre mesi, ha permesso di raccogliere pregnanti elementi probatori, talvolta dettagli determinanti, sulla base dei quali venivano richieste e ottenute dal GIP di Vercelli due misure cautelari personali: misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Z.I., misura cautelare dell’obbligo di dimora nei confronti di S.M..
Infatti nella prima mattinata di mercoledì 21 ottobre il personale della Squadra mobile della Polizia di Stato si è recato in provincia di Torino ed ha dato esecuzione alle relative ordinanze.
I due dovranno rispondere dei reati ex artt. 110 C.P., 5 comma 8bis del D.Lgs. n. 286 del 1998, e 629 C.P. in quanto responsabili, in concorso tra loro, di aver falsificato materialmente atti preordinati al rilascio di permessi di soggiorno, e di aver minacciato la vittima di ritorsioni se non avesse pagato il “servizio” prestato.